Questo intervento prende spunto
da numerosi articoli di cronaca e dalle richieste di aiuto che ricevo
nell'ambito della mia pratica professionale. Quante volte si sente
parlare, in televisione, sui giornali e alla radio, di depressione
post-partum e di infanticidio? Ebbene, oggi vorrei parlarvi di
questo... ma non solo. Vorrei parlarvi di altre emozioni sperimentate
dalla neo-mamma, di cui si discute poco e che invece, se riconosciute
come parte naturale del diventare madre, potrebbero contribuire alla
prevenzione dei casi di cui sopra.
Pertanto, primo aspetto affrontato
nel mio intervento riguarda il cosiddetto “BABY BLUES”, con il
quale la letteratura intende uno
stato depressivo legato ai flussi ormonali associati alla nascita del
neonato, caratterizzato da: senso di inadeguatezza, angoscia,
tristezza, crisi di pianto, scarso interesse per il bambino,
frequenti sbalzi d'umore. Accanto ai flussi ormonali, altri fattori
implicati nel manifestarsi del baby blues sono il dolore e la
stanchezza per il parto, nonché per le poche ore di sonno; la
confusione e il non sapere cosa fare di fronte ai pianti del neonato,
il come interpretarli; i timori per le proprie capacità di
accudimento e tanti altri pensieri, dubbi, domande che si affollano
nella mente della mamma, soprattutto se si confronta con questa
esperienza per la prima volta. Così la neo-mamma, accanto alla gioia
e allo stupore per il figlio, può sperimentare emozioni difficili da
gestire, da comprendere e per le quali può provare intensi sensi di
colpa. E' importante sottolineare come si tratti di emozioni
fisiologiche, naturali e frequenti, interessando il 50-80% delle
neo-mamme. Inoltre, tendono a risolversi spontaneamente nel corso di
qualche giorno. Perciò, mamme, se vi trovate a vivere queste emozioni, sapete che non siete le sole e che è una situazione transitoria.
I cambiamenti associati alla nascita del bambino comportano per tutte le donne emozioni ambivalenti, anche senza che arrivino a sperimentare gli stati d'animo di cui sopra, e che possono permanere anche dopo aver superato il baby blues. I fattori citati relativi al dolore, alla stanchezza, alle paure nel crescere il figlio, insieme ai cambiamenti a livello fisico, lavorativo, di gestione del proprio tempo e nel rapporto di coppia, comportano naturalmente emozioni “negative”, arrivando anche alla rabbia. Sono emozioni normali, naturali trovandosi la donna, da un momento ad un altro, in una nuova vita, con nuove responsabilità, con un corpo che non si riconosce, con un rapporto diverso con il partner, i familiari e gli amici, un rapporto tutto da definire, rinegoziare... Essere consapevoli della propria ambivalenza verso il bambino e accettarla come processo naturale del diventare madre, oltre che moglie, partner, donna, è fondamentale per un passaggio sereno nel costituirsi della relazione con il bambino ma anche per il proprio equilibrio e per il rapporto con le altre altre persone significative. Inoltre, è importante parlare delle proprie emozioni, condividerle con le persone care, con altre mamme, con la propria mamma, se lo si desidera. A volte, può apparire difficile confidare tutto ciò per i timori di essere giudicate, non comprese, non accolte. Si può allora individuare una persona, che sia un familiare, un amico o un professionista, con cui ci si sente di poterne parlare, lasciarsi andare e trovare così insieme un modo più sereno per gestire le proprie emozioni.
I cambiamenti associati alla nascita del bambino comportano per tutte le donne emozioni ambivalenti, anche senza che arrivino a sperimentare gli stati d'animo di cui sopra, e che possono permanere anche dopo aver superato il baby blues. I fattori citati relativi al dolore, alla stanchezza, alle paure nel crescere il figlio, insieme ai cambiamenti a livello fisico, lavorativo, di gestione del proprio tempo e nel rapporto di coppia, comportano naturalmente emozioni “negative”, arrivando anche alla rabbia. Sono emozioni normali, naturali trovandosi la donna, da un momento ad un altro, in una nuova vita, con nuove responsabilità, con un corpo che non si riconosce, con un rapporto diverso con il partner, i familiari e gli amici, un rapporto tutto da definire, rinegoziare... Essere consapevoli della propria ambivalenza verso il bambino e accettarla come processo naturale del diventare madre, oltre che moglie, partner, donna, è fondamentale per un passaggio sereno nel costituirsi della relazione con il bambino ma anche per il proprio equilibrio e per il rapporto con le altre altre persone significative. Inoltre, è importante parlare delle proprie emozioni, condividerle con le persone care, con altre mamme, con la propria mamma, se lo si desidera. A volte, può apparire difficile confidare tutto ciò per i timori di essere giudicate, non comprese, non accolte. Si può allora individuare una persona, che sia un familiare, un amico o un professionista, con cui ci si sente di poterne parlare, lasciarsi andare e trovare così insieme un modo più sereno per gestire le proprie emozioni.
Il 15% delle mamme che vivono le
intense emozioni descritte sopra, secondo le ricerche, svilupperà
uno stato depressivo più intenso e invalidante, quale appunto una DEPRESSIONE POST-PARTUM. Fattori di rischio per il verificarsi di
quest'ultima sono rappresentati da una storia precedente di episodi
di depressione e da una storia familiare traumatica.
Fattori di rischio legati al presente sono, invece, il tipo di supporto
che la madre e la coppia genitoriale ricevono dal contesto in cui
sono inseriti, quindi la qualità e quantità dei rapporti con le
famiglie di origine, con i servizi sanitari presenti sul territorio
(sostegno all'allattamento, corsi post-parto...).
Considerando ora il come si
manifesta la depressione post-partum, essa include
l'intera gamma di sintomi propri della depressione, quali ansia,
irritabilità, umore depresso, scarsa concentrazione. Anche nell'interazione con il proprio bambino, la madre depressa manifesta elevate quote di emozioni
negative, come ritiro, non disponibilità, incapacità di cogliere e
rispondere adeguatamente ai bisogni del bambino. In questi casi, è
probabile che il neonato venga inglobato nella sofferenza materna e per risposta si
rifugerà nella passività, nello scarso interesse a comunicare
quello che sente e vuole.
Date le profonde ripercussioni
che la depressione post-partum materna ha sulla funzione genitoriale
e, tramite essa, sulla relazione che madre e bambino instaureranno, è
fondamentale attuare una prevenzione nel determinarsi di tale
condizione. Tale obiettivo può essere raggiunto tramite la partecipazione dei genitori ad
interventi di sostegno psicologico, in cui sviluppare e potenziare le competenze che
i genitori già possiedono, affinché possano svolgere poi,
autonomamente e in maniera opportuna, le funzioni che sono loro
proprie; sostenere le relazioni con le famiglie d'origine
e con la più ampia rete sociale; riflettere sulla storia familiare dei partner e sulla storia della coppia.
In merito a tali interventi, non esitare a contattarmi nel caso in cui come mamma o come genitori voleste intraprendere un percorso di maggiore consapevolezza e sostegno, tramite colloqui presso il mio studio professionale.
In merito a tali interventi, non esitare a contattarmi nel caso in cui come mamma o come genitori voleste intraprendere un percorso di maggiore consapevolezza e sostegno, tramite colloqui presso il mio studio professionale.
Nessun commento:
Posta un commento